La crisi aziendale sussiste quando una società non è in condizioni di poter rispettare i debiti contratti, trovandosi così in uno stato di insolvenza che può portare ad una conseguente situazione di possibile fallimento.
La crisi nasce mediante un processo di eventi che si susseguono piuttosto rapidamente, dove in un primo momento si hanno i primi sintomi, con squilibri ed inefficienze, e in seguito se l’imprenditore non interviene con un’adeguata politica di risanamento, le successive perdite porteranno inevitabilmente all’impossibilità di rispettare i propri obblighi.
Si parte, quindi, da uno squilibrio economico/finanziario, che può essere evitato agendo con le dovute precauzioni nei tempi e nei modi opportuni alla situazione.
Per riportare l’azienda alla sua normale operatività vi è il cosiddetto risanamento aziendale.
Attuando questo processo si è in grado di salvare l’azienda prima che la situazione di insolvenza metta a rischio il suo futuro, evitando in tal modo non solo di subire un fallimento ma anche di riuscire a risollevare la situazione aziendale.
Il risanamento aziendale va collocato ad un sistema molto efficiente e funzionale messo in atto in molte attività, ovvero l’autofinanziamento.
Vediamo più nel dettaglio di cosa si tratta.
Autofinanziamento per fronteggiare la crisi aziendale: cos’è
Il termine autofinanziamento all’interno di una realtà aziendale si riferisce alla capacità di rispettare le relative esigenze finanziarie, senza dover ricorrere a metodi di indebitamento o capitale di credito, ma piuttosto ai guadagni ottenuti e non prelevati dalla stessa società.
Utilizzando gli accantonamenti per oneri e rischi, gli utili conseguiti e gli ammortamenti, evitando di ricorrere a finanziamenti da parte di terzi.
Autofinanziamento: le diverse tipologie
Una delle principali forme di autofinanziamento aziendale è il TFR, trattamento di fine rapporto, un’importante risorsa a cui si può attingere merito delle quote che si sono accantonate durante il corso degli anni.
Accantonamenti per oneri e rischi futuri, che consentono grazie alle risorse accantonate di coprire non solo i costi ma anche le perdite che si presentano nell’esercizio.
Generalmente sono le metodologie che costituiscono una forma solida e durevole di finanziamento aziendale per far fronte a debiti o perdite di natura determinata di esistenza probabile o certa.
Utili portati a nuovo, ovvero quei guadagni che non sono stati distribuiti ai soci ma che sono stati impiegati per dei nuovi investimenti all’interno dell’attività aziendale.
Ripartizione del fabbisogno finanziario
Per far fronte alla crisi aziendale è opportuno eseguire un’adeguata analisi di qualificazione del fabbisogno, che si può distinguere in:
- fabbisogno temporaneo: presente per eventi occasionali, estranei all’attività ordinaria dell’impresa, come per esempio investimenti per far fronte a scorte speculative legate a situazioni che rendono favorevole l’operazione di acquisto
- fabbisogno duraturo riferito a poste rinnovabili: si tratta del capitale circolante.
In tal caso il suo ammontare totale rimane invariato mentre ogni singola posta che lo comprende cambia in maniera continuativa
- fabbisogno duraturo riferito a diversi investimenti in immobilizzazioni: legato ad un ciclo economico pluriennale, ha un valore che diminuisce ogni anno per effetto del sistema di ammortamento.
Sono dei tipi di investimenti che comportano un determinato esborso nel tempo e non possono essere liquidati fino a quando vengono sostituiti.
Da quanto descritto quindi, il fabbisogno finanziario aziendale si caratterizza per la sua stabilità e durata, quindi ogni società deve avere una tempestiva disponibilità non solo di fondi ma anche di un piano di rimborso che permetta all’azienda di rispettare i pagamenti a cui deve adempiere.
Per maggiori informazioni su come risolvere una crisi d’impresa e non incorrere ad una possibile situazione fallimentare vi consigliamo di consultare il blog di Giuseppe di Domenico. Specialista con esperienza nel settore, sarà in grado di attuare le giuste scelte per far fronte ai debiti che incombono sull’azienda, massimizzando il sistema dell’autofinanziamento.