Ricordate la canzone “per fare un albero ci vuole il seme?”, bè la versione moderna potrebbe essere “per fare un pc ci vuole una matita!”. Come? Implementando le ricerche sulle potenzialità del grafene.
La prima soddisfazione è che il team di ricerca questa volta è italiano: si tratta di alcuni studiosi dell’Università dell’Aquila, coordinati dal dott. Gianni Profeta, ricercatore del Dipartimento di Fisica che operano in collaborazione con alcuni scienziati italiani emigrati a Parigi.
Non è la prima volta che la scienza individua nel grafene il materiale del futuro: numerosi studi in questo senso sono stati condotti a livello internazionale. In Italia questi studi si sono concentrati soprattutto nella capitale abruzzese, all’interno dei Laboratori del Gran Sasso.
Il grafene si compone di un unico strato di atomi di carbonio e si ottiene semplicemente sfregando la punta di una matita (fatta di grafite) su un foglio di carta. La prima estrazione del grafene dalla grafite risale al 2004. Gli studi sono andati avanti tanto che nel 2012 i russi Andre Geim e Konstantin Novoselov, docenti dell’Università di Manchester hanno vinto il premio Nobel per la Fisica proprio grazie agli studi sul grafene.
Ma la caratteristica che più affascina di questo materiale è la potenziale superconduttività, ossia la capacità, al di sotto di una certa temperatura, di trasportare corrente elettrica senza alcuna resistenza applicata. E’ proprio grazie alla superconduttività che funzionano strumenti come la risonanza magnetica e gli acceleratori di particelle.
Se questa caratteristica venisse confermata si aprirebbero grandi scenari per l’utilizzazione futura del grafene in campo tecnologico. E’ proprio su questa prospettiva che si pone la ricerca del dott. Profeta.
Come ottenere superconduttività dal grafene? E’ stato scoperto che depositando atomi di litio sulla sua superficie, le vibrazioni a cui sono sottoposti gli atomi di carbonio riescono a modificare l’energia degli elettroni, rendendoli elementi superconduttivi.
Questa scoperta potrebbe rappresentare una vera e propria rivoluzione tecnologica. Si potrebbero così ottenere computer quantistici, nano-transistor superconduttivi, sistemi quantistici ad un elettrone etc. Non è un caso se il grafene sta suscitando da qualche tempo l’interesse di grandi colossi informatici (IBM su tutti)
Pensate a quanta ricchezza è contenuta in un materiale di così facile reperibilità. La ricerca completa è contenuta nell’edizione telematica della rivista scientifica Nature Physics.