La salute degli italiani è davvero in buone mani? Purtroppo, dai dati che sono stati raccolti fino a ora, e come dimostrano le pratiche che quotidianamente giungono allo studio dell’avv. Marco Boero, sembra di no. I casi di malasanità sono sempre tantissimi e l’intero sistema sanitario nazionale sembra essere al collasso. Tempi di attesa lunghissimi, si deve aspettare anche diversi mesi perfino per fare prevenzione, quindi per prenotare una mammografia o una risonanza. Insomma, malpractice e carenze strutturali, e il danno se lo deve gestire il paziente.
Salute egli italiani, in che mani siamo
Da un primo sguardo sulla situazione della salute degli italiani si capisce subito che, per preservarla, si fa ricorso più alle cure private che non alla sanità pubblica. Questo è sintomatico di una realtà che va sempre più consolidandosi e che vede un servizio sanitario pubblico carente e poco efficiente, almeno nella maggior parte delle località italiane, in special modo al sud. Un triste primato che sembra, almeno per ora, non avere sbocchi.
E intanto lo scenario è quello che vede una popolazione sempre più anziana, la vita media si è allungata, senza dubbio alcuno, ma sono sempre di più le malattie croniche e quindi il bisogno di assistenza. I soldi non ci sono, è risaputo, e quindi anche i servizi sono erogati come si può. Non sempre i casi di malasanità sono imputabili ai medici, se c’è un errore, questo è causato non sempre da scarsa preparazione, o da negligenza. Purtroppo molti medici si trovano a lavorare in condizioni che potremmo definire quanto meno approssimative.
L’errore medico
Non si nega certo l’errore medico. Purtroppo esistono e non sono pochi. Tuttavia, molto spesso, la causa di questi errori è imputabile in primis a delle carenze strutturali. Il personale scarseggia, così come i materiali, basti pensare che ci sono strutture dove in alcuni reparti mancano perfino le garze e i disinfettanti. Ogni giorno si assiste a scene degne del terzo mondo o dei presidi medici di frontiera in Paesi sperduti. E sembra un vero paradosso che un Paese civilizzato e tecnologicamente avanzato come l’Italia debba avere questo grosso gap con gli altri Paesi della UE.
Certo, dopo la legge Gelli la denuncia di un caso di malasanità può essere denunciato con più facilità e maggiori tutele per i medici (l’assicurazione è obbligatoria e non solo per la struttura ospedaliera), tuttavia, per chi subisce un danno da malasanità significa percorrere un sentiero lungo e difficoltoso, oltre che dispendioso a seconda dei casi.
La salute nelle mani dei privati
E così ci si ritrova con dati che fanno riflettere. In un Paese dove le malattie croniche sono arrivate a un inquietante 39,1%, la spesa sanitaria pro-capite arriva a segnare un +0,38% per la pubblica e un +1,8% per quella privata. Il punto è perché la popolazione preferisce rivolgersi al privato invece che al pubblico. E per avere una risposta basta semplicemente fare un giro presso le asl, presso gli ambulatori e gli studi medici pubblici, ma basta anche una sola telefonata al CUP per capire che la sanità pubblica è al collasso e che i suoi servizi, erogati come sono erogati adesso, non aiutano a tutelare la salute degli italiani.