Può capitare che l’osso alveolare sia a tal punto ridotto da impedire l’inserimento di impianti dentali.
Quando questo accade, dopo aver accertato con esattezza le sue dimensioni, in larghezza e altezza, è possibile intervenire con una serie di operazioni chirurgiche basate sulla ricostruzione dell’osso stesso: innesti ossei, rialzo del seno mascellare, espansione della cresta, ricostruzione ossea guidata.
Tuttavia, poiché si tratta di interventi altamente invasivi, costosi e con tempi di riabilitazione molto lunghi, la ricerca ha generato nuove tecniche, alternative alla ricostruzione ossea, che permettono tempi di guarigione più rapidi.
Tali tecniche sono tutte a carico immediato e si distinguono in: impianti corti, impianti inclinati, impianti pterigoidei, impianti zigomatici.
Gli impianti corti sono impianti lunghi non più di 8,5 mm e sono adatti in tutte quella situazioni in cui è presente un’atrofia ossea verticale. Il loro inserimento richiede non grandi quantità di osso (bastano anche solo 5-6 mm).
Impianti inclinati
Gli impianti inclinati permettono di risolvere i problemi anatomici che normalmente si presentano durante il posizionamento del sostegno. L’uso di questi impianti permette di evitare il recesso mediale del seno mascellare e l’emergenza del nervo alveolare inferiore.
In molto casi però, gli impianti corti e gli impianti inclinati non offrono risultati positivi e occorre intervenire con altre tecniche come quella pterigoidea e quella zigomatica.
Impianto pterigoideo
L’inserimento dell’impianto pterigoideo permette di evitare l’innalzamento del seno mascellare, esso viene posizionato nell’arcata superiore nella zona molare. Questo intervento viene però effettuato con l’ausilio della chirurgia computer guidata al fine di evitare la recisone della aorta palatina, situata proprio in quella zona.
Impianti Zigomatici
L’impianto zigomatico è oggi l’alternativa migliore all’innesto osseo, adatto in tutti quei casi in cui è presente un’atrofia all’arcata superiore. Si tratta di un impianto lungo da 30 a 50 mm che, come suggerisce il termine stesso, viene posizionato nell’osso dello zigomo a partire dalla zona molare. Questo tipo di sostegno permette di realizzare il carico immediato già dopo 72 ore dall’intervento.